Vediamo ora insieme gli altri 5 falsi miti che circondano, ancora oggi, la figura professionale dello psicologo. (Se ti sei perso i primi 5 punti del decalogo li puoi trovare qui: https://www.psicologafedericatesta.it/i-pregiudizi-sullo-psicologo/)
Leggiamoli e scopriamo cosa c’è di sbagliato in essi.
6. “È impossibile risolvere dei problemi concreti solo parlando”
Alcune persone ritengono che andare dallo psicologo consista solo in “parlare e parlare” e che tutto si riduca solo a questo. Par svelare cosa c’è di errato in questa convinzione, partiamo dal seguente presupposto, largamente condiviso nel panorama psicologico: non esiste una sola realtà uguale per tutti e oggettiva, ma tante realtà diverse, che cambiano in base agli occhi di chi osserva. (Se vuoi approfondire meglio ti consiglio di leggere qui: https://www.psicologafedericatesta.it/metodologia/, nello specifico dove è spiegato il termine “costruttivista”). Raccontando la realtà così come la vediamo, in primo luogo la spieghiamo e rendiamo esplicito il nostro modo d osservarla. In secondo luogo, inoltre, in base al linguaggio che usiamo attribuiamo diversi significati, che influenzano le nostre idee e le nostre emozioni (ad esempio, per parlare di un brutto episodio al lavoro, è diverso dire: “Ancora una volta il mio lavoro fa schifo!” rispetto a: “Quel pomeriggio al lavoro ho passato un brutto quarto d’ora” senza dare giudizi più generali). A partire da ciò inizieremo anche ad avere atteggiamenti e comportamenti differenti.
Scopo della terapia, quindi, non è cambiare la realtà che ci circonda: sarebbe il desiderio di tutti, ma purtroppo spesso non è possibile. Lo scopo, invece, diventa raccontare noi stessi e il mondo che ci circonda in un modo differente, modificando di conseguenza le nostre idee, emozioni e comportamenti al riguardo in modo più funzionale, per stare meglio. Ciò non può che avvenire, dunque, tramite il “parlare”.
7. “Se inizi non finisci più”
Altro timore possibile è quello che il percorso psicologico sia come una strada senza fine, la quale, una volta imboccata, si venga costretti a percorrere senza mai un punto di arrivo.
Chi ha questa falsa convinzione probabilmente non è a conoscenza del fatto che esistano più tipi di percorsi differenti: si può andare dallo psicologo per un consulto psicologico, che di solito dura qualche incontro, per un percorso più breve o uno più lungo. Il tipo di percorso viene valutato e deciso insieme dalla coppia paziente-psicologo, in base anche agli obiettivi che essa si pone. Il paziente, in ogni caso, è sempre libero di interrompere il percorso quando vuole.
8. “Lo psicologo costa troppo”
Alcuni potrebbero muovere questa obiezione, pensando che lo psicologo sia un “dottore per i ricchi”, che richieda sempre costi molti elevati. A tale proposito è necessario sapere che ci sono differenti tariffe, sia in base al motivo del consulto, sia in base al singolo specialista.
È possibile, inoltre, accedere a prestazioni con prezzi calmierati, generalmente nelle strutture pubbliche, ma anche in alcuni centri privati o convenzionati con il pubblico. Chiedere prima, in ogni caso, è sempre possibile, per essere informati ed evitare sgradite sorprese.
9. “Preferisco parlare con un mio buon amico”
Alcune persone ritengono erroneamente che recarsi dallo psicologo sia equivalente a rivolgersi ad un caro amico, con la differenza che quest’ultimo è anche gratuito, e che possa richiedere al massimo il costo di un buon caffè preso insieme. Magari ritengono anche che chi va dallo psicologo non abbia amici, o che comunque non abbiano nessuno con cui parlare. Le cose invece non stanno così.
Non va dimenticato, infatti, che lo psicologo è ben diverso da un amico. Prima di tutto, lo psicologo è una figura professionale, non coinvolta nelle stesse dinamiche affettive che entrano in gioco, invece, con un amico. L’amico, inoltre, ha sempre il suo punto di vista e dà consigli su cosa secondo lui sarebbe meglio fare; uno psicologo, al contrario, non dirà mai al paziente come dovrebbe comportarsi o quali atteggiamenti dovrebbe avere, ma guiderà la persona, empaticamente e senza giudizio, a trovare lui stesso quale sia la via migliore da percorrere sulla base della propria persona, del suon punto di vista, sulle sue convinzioni ed emozioni. Lo psicologo, inoltre, offre l’assenza di giudizio, la quale favorisce il disvelarsi del paziente senza timori di cosa l’altro possa pensare, in modo da favorire l’esplorazione e il cambiamento (al contrario possono esserci pensieri o sensazioni che non sveleremmo mai ad un amico, o per timore di un suo giudizio, o perché sappiamo già che potrebbe non condividere… ). Egli può offrire, inoltre, strumenti e competenze professionali, per far fronte in modo più strutturato a problemi complessi e difficoltosi da affrontare.
10. “Ah sei psicologo? Allora devo stare attento perché mi analizzi…” “…Stanotte ho sognato questo…”
Quest’ultimo pregiudizio riguarda lo psicologo a confronto con altre figure professionali o nel suo privato. Prima di tutto, va ricordato che lo psicologo non è dotato di poteri paranormali, in grado di cogliere all’istante e senza che gli vengano raccontati gli aspetti più intimi della persona che ha di fronte… cosa servirebbero, altrimenti, le ore di colloqui e terapie, in cui ci si focalizza approfonditamente su determinati temi, se bastasse un colpo d’occhio o una semplice chiacchierata?
Rispetto all’interpretazione dei sogni, l’approccio psicologico Cognitivo Costruttivista ritiene che non ci sia una corrispondenza diretta e a priori tra ciò che viene sognato e il suo significato: il sogno, infatti, è il punto di partenza per riflettere più approfonditamente ed esplorare emozioni e pensieri che sono propri della persona che ha fatto quel sogno in un determinato momento della sua vita.
Infine, come in tutte le professioni, esiste una separazione tra i momenti in cui si lavora e tutti gli altri: anche allo psicologo infatti, fuori dallo studio, piace pensare ad altro che non sia sempre il lavoro.
(Ringrazio l’Ordine degli Psicologi della Lombardia per le cartoline)