ANSIA “NORMALE” O PATOLOGICA: COME DISTINGUERLE?

Se chiedessi ad un gruppo di persone cos’è l’ansia, sicuramente la maggior parte di loro ne darebbe una connotazione negativa, legata probabilmente all’idea di pericolo, minaccia, tensione, stress.

L’ansia, in effetti, può essere definita come l’anticipazione di una minaccia futura, caratterizzata da una sensazione generica di pericolo e disagio; essa è un’emozione universale, cioè provata da tutti gli uomini.

In realtà l’ansia, a certe dosi, ha un effetto positivo, poiché permette di prepararti ad affrontare meglio le difficoltà che puoi incontrare sul tuo cammino. Quando sei in ansia, infatti, nel tuo corpo avvengono una serie di modificazioni fisiologiche che interessano ad esempio il battito cardiaco, la respirazione, il tono muscolare, la concentrazione, e permettono di affrontare con più lucidità e maggiore prontezza la difficoltà che hai di fronte.

Un po’ di ansia, quindi, fa anche bene, perché ti prepara ad agire con più efficienza, insomma aiuta a sopravvivere nel mondo, si dice quindi che essa ha una funziona adattiva. Immagina di dover sostenere un esame e di non provare ansia nemmeno in minima parte: probabilmente studieresti di meno e con minore impegno, verosimilmente durante la prova potresti distrarti pensando ad altro, non rivolgere la totalità della tua attenzione su ciò che stai facendo, o magari potresti non sforzarti a sufficienza per ricordarti le nozioni apprese. L’ansia ad intensità moderata, invece, ti porterebbe a prepararti al meglio prima dell’esame e, durante la prova, ti permetterebbe di rimanere più lucido, di tenere l’attenzione focalizzata su quello che stai dicendo e su chi ti circonda, insomma di dare il meglio di te.

Di per sé, quindi, l’ansia non è patologica, ma lo può diventare nel momento in cui inizia a limitare la tua libertà e la tua autonomia, facendoti vivere accompagnato da un profondo malessere. Talvolta, infatti, l’ansia può essere sproporzionata rispetto alla situazione, al pericolo o alla difficoltà reale, o di fronte anche a pericoli che non ci sono affatto. In questi casi, quindi, l’ansia diventa disadattiva.

Ripensa di dover sostenere lo stesso esame di cui ti parlavo prima e che, pur essendoti preparato con molto impegno, al momento della prova ti senta sopraffatto dall’ansia: il cuore ti batte all’impazzata, il respiro si fa corto, le mani incominciano a formicolare, i tuoi pensieri si attorcigliano su se stessi sull’idea fissa: “Potrei sentirmi male”, con la conseguente difficoltà di concentrazione e senso di minaccia crescente. Sarai sicuramente d’accordo sul fatto che, in questo caso, l’ansia non sia per nulla d’aiuto, anzi potrebbe verosimilmente compromettere l’esito dell’esame.

Come distinguere, allora, tra l’ansia “sana” e adattiva e l’ansia patologica e disadattiva?

È possibile fare questa distinzione tenendo d’occhio alcuni indicatori, quali la durata, l’intensità, e quanto senti compromessa la qualità della tua vita.

Esaminiamoli meglio di seguito:

  • durata: alcune situazioni inducono di per sé ansia, ad esempio nel caso di prima di un esame, ma anche di un colloquio di lavoro, un primo appuntamento, un situazione che ritieni molto importante… è normale, infatti, provare ansia durante questi eventi, capita davvero a tutti. È normale, inoltre, sentirsi ansiosi anche prima di essi, al solo pensiero; questo tipo di ansia si chiama ansia anticipatoria. L’ansia inizia a diventare problematica se dura troppo a lungo, per cui se ti senti ansioso davvero molto tempo prima che l’evento temuto si realizzi, oppure molto tempo dopo che questo si sia verificato. Talvolta, addirittura, potrebbe capitarti di sentirti in ansia per parecchio tempo anche in assenza di un valido motivo, al punto da non riuscire a capire come mai sia insorto questo stato emotivo e da cosa dipenda.

 

  • intensità: come ti ho già anticipato, l’ansia è utile per fronteggiare al meglio le difficoltà e le possibili minacce che potresti incontrare. Quando però la sua intensità diventa molto elevata, ecco che i suoi effetti positivi svaniscono e anzi, le sue manifestazioni fisiche potrebbero diventare esse stesse delle difficoltà. Ecco infatti che le normali modificazioni fisiologiche, come il battito cardiaco elevato o il respiro affannoso, ad esempio, diventano un vero e proprio intralcio ed anzi, diventano loro stessi i nemici da combattere. Al posto di consentirti di affrontare al meglio la situazione, rendono tutto più complicato; i costi quindi, superano i benefici. Potresti quindi arrivare a non riuscire più a svolgere le normali attività quotidiane come facevi prima. Per, questo, quindi, passiamo al punto successivo:

 

  • Effetti sulla qualità della vita: potrebbe quindi risentirne in generale. Potresti avere, ad esempio, difficoltà a concentrati quanto l’ansia diventa molto intensa. Potresti, magari, iniziare ad aver paura di trovarti in determinate situazioni in cui sai che potresti sentirti parecchio ansioso, e potresti, per questo, iniziare ad evitarle. Questi evitamenti, in alcuni casi, potrebbero diventare sempre più estesi e invalidanti. Potresti, ad esempio, rifiutarti di passare una serata fuori perché l’idea di raggiungere il ristorante, che dista 20 km da casa, ti fa sentire ansioso. Potresti partecipare ad un meeting importante per la tua carriera così preoccupato di dover parlare davanti a tante persone che, nel momento in cui prendi la parola, sei così concentrato sul tuo respiro affannoso e sul cuore che batte all’impazzata da dimenticarti il tuo discorso e tutte le conoscenze approfondite di cui disponi. Per la preoccupazione, potresti anche rifiutarti di partecipare.

Tutto ciò, quando accade, porta poi con sé una serie di conseguenze spiacevoli sul piano dell’umore e della tua autostima.

Cosa fare, quando andare dallo specialista? 

La rete affettiva e amicale possono aiutare, ma non sempre bastano. A volte, anzi, puoi essere inserito in un ambiente familiare e amicale disfunzionale che, senza volerlo, non fa che aumentare il problema.

Se ti sei riconosciuto in quanto letto fin’ora, potrebbe essere utile rivolgerti ad uno specialista per ridimensionare la tua ansia. Ricordati, non è possibile eliminare del tutto l’ansia dalla tua vita, in quanto, come abbiamo visto, è un’emozione universale e per certi aspetti utile. È possibile invece ridimensionarla e aiutarti a farla tornare “sana”, utile e non più una nemica da cui farti sconfiggere.

Un valido alleato per questo scopo è la psicoterapia, in cui paziente e terapeuta lavorano insieme per modificare la condizione di sofferenza psicologica. Nello specifico, la terapia cognitiva si è rivelata il trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia, utile per modificare il modo in cui si interpreta la situazione problematica, andando ad agire su pensieri, emozioni e comportamenti.

Talvolta anche la terapia farmacologica può essere utile, insieme alla psicoterapia, per ridurre le risposte biologiche dell’ansia. Alcuni farmaci danno anche una risposta immediata, permettendo un sollievo rapido dai sintomi, ma non definitiv0, poiché intervengono solo sui circoli viziosi fisiologici ma non su quelli cognitivi, emotivi e comportamentali, che sono quelli che sostengono il problema. Ecco perché, se si utilizza la farmacologia da sola, i sintomi tendono a ricomparire non appena la si sospende, mentre la psicoterapia dà risultati più duraturi nel tempo.

Sarà il tuo specialista a consigliarti il percorso migliore, valutando insieme le tue caratteristiche.