Ti sei mai chiesto se, dopo essere uscito di casa, hai chiuso bene la porta?
Ti è mai capitato di sentirti le mani più sporche del solito e di avvertire la necessità di lavarle meglio di quanto tu sia abituato?
Gli esperti sostengono che non ci siano grosse differenze di forma tra i pensieri di chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo e la popolazione generale. Per questo, anche se non hai un disturbo ossessivo compulsivo, avrai risposto anche tu molto probabilmente in modo affermativo alle domande di prima.
La differenza, infatti, risiede piuttosto nella frequenza e nell’intensità di questi pensieri: un conto è chiederti occasionalmente se hai chiuso la porta di casa (e magari scegliere di tornare a controllare una volta), diverso è sentirti obbligato a farlo per 5 volte di fila, e quasi ogni volta che stai uscendo.
Ma cos’è il disturbo ossessivo compulsivo? (per gli “amici” abbreviato in DOC)
Esso è un disturbo caratterizzato dalla presenza di due elementi, le ossessioni e le compulsioni; esse sono percepite dalla persona stessa come irragionevoli o eccessive. Il disturbo crea disagio marcato e interferisce in modo significativo con la vita quotidiana e il funzionamento lavorativo/scolastico, o con le attività e relazioni abituali.
Vediamo di seguito cosa sono le ossessioni e le compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi frequenti e persistenti, che si presentano in modo intrusivo (cioè senza che la persona lo desideri) e con molta insistenza.
“E se avessi chiuso male la porta?”
“E se mi fossi contagiato con l’HIV?”
“Sento l’impulso di gettare quel passante sotto una macchina”
Tutto ciò, comprensibilmente, genera parecchia ansia e disagio marcato. La persona si accorge di avere pensieri che sono ben lontani dai suoi valori, ideali e stile di vita (spesso le ossessioni, infatti, hanno contenuto violento o molto distante da ciò di cui normalmente si è convinti); ciò contribuisce ulteriormente a spaventare e a generare ansia.
Più si cerca di scacciare tali ossessioni, più queste su ripresentano con insistenza, creando circoli viziosi in cui si rimane invischiati, in una lotta senza fine con la propria mente.
Per diminuire queste sgradevole sensazioni, quindi, la persona si sente spinta a mettere in atto delle compulsioni: esse sono comportamenti ripetitivi, come ordinare, controllare, lavarsi le mani… o azioni mentali, come contare, ripetersi mentalmente delle frasi, pregare…
Se nell’immediato le compulsioni permettono di diminuire l’ansia provata e di sentirsi un po’ meno agitati, nel lungo periodo diventano invece poco utili e controproducenti, oltre che parecchio faticose.
In base al tipo di compulsioni, esistono diversi sottotipi di DOC. Ad esempio:
– checking/ controllo: la persona si sente spinta a continui controlli, es: controlla luci, serrature, finestre; oppure controlla che il bambino stia dormendo
– washing/ lavaggio: si mettono in atto rituali legati ai lavaggi: la persona si lava le mani X volte al giorno, si fa la doccia secondo un certo rituale…
– ordine e simmetria: alcune cose devono essere in ordine o simmetriche: sistema la scrivania in un modo preciso, appoggia i vestiti sempre con un certo ordine…
– ripetizione: la persona deve ripetere un certo numero di volte un’azione, ad es: tocca 4 volte la maniglia, accende e spegne le luci per 3 volte
Attualmente si stima che il 2/3% della popolazione soffra di un doc.
Com’è conviverci? Se non trattato, convivere con un DOC è spesso davvero complicato, visto che esso viene accompagnato da un vissuto di sofferenza intensa e di paura.
Spesso, poi, questo disturbo è accompagnato per chi lo vive da molta vergogna: non è raro che chi ne soffre tenda a nasconderlo, per quanto possibile, ad amici e familiari, per il timore di non essere capito e giudicato.
Anche nella stanza della terapia, spesso, si presenta il tema della vergogna, unito anche a quello della colpa e della responsabilità.
La terapia, nei casi di DOC, è fondamentale; se non trattato, infatti, tende a cronicizzarsi e a diventare invalidante, impattando sulla vita lavorativa, sociale e familiare.
Le ricerche riconoscono la psicoterapia di stampo cognitivo come il trattamento più efficace in termini di risultati e di stabilità nel cambiamento; essa può essere accompagnata, in alcuni casi, da una terapia farmacologica di supporto, cha andrà concordata con lo specialista di riferimento.
L’intensità dei sintomi, il vissuto soggettivo, ciò che ha funzionato in passato, da quanto tempo la sintomatologia è presente sono tutti fattori da tenere in considerazione per costruire il percorso più efficace per la singola persona.
Se soffri anche tu di un disturbo ossessivo compulsivo, non sei obbligato a convivere con il disagio intenso che esso comporta; stare meglio si può.